La battaglia linguistica che vede al centro dello scontro l’eliminazione di alcuni facili inglesismi, non è certo una novità. Ma, in questo periodo di smodato utilizzo dei social (vedete come è facile caderci) le polemiche si sono ampliate, e un coro non troppo silenzioso ha alzato la voce al grido: “Ma parla come mangi!”
Intendiamoci, questa non è una crociata. Ci sono parole che utilizziamo quotidianamente in inglese e che non hanno un corrispettivo in italiano, facciamo un esempio pratico:
“per scrivere uso il computer, e clicco con il mouse.”
Altra cosa sarebbe:
“per scrivere uso un elaboratore e vi interagisco attraverso un topo.”
Certo è altrettanto vero che l’utilizzo invece di altre parole è diventata una comodità, e in questo caso lo sforzo di dirlo completamente in italiano non sarebbe male. Riportiamo un altro esempio:
“Ho fatto shopping in un megastore”
“Ho fatto acquisti in un grande magazzino”
Ci sono tuttavia fior fior di studi, a cui noi come ben sapete ci affidiamo per le nostre inchieste, che affrontano questo annoso problema, fornendo liste infinite di parole in inglese, utilizzate frequentemente e di cui potremmo fare a meno.
La lista qui si allunga e senza polemiche e senza indugi, ecco le venti (esagerati) parole inglese di cui potremmo anche stare senza:
- Appeal: attrazione
- Backstage: dietro le quinte
- Band: gruppo; gruppo musicale; complesso
- Break: pausa
- Coffee break: pausa caffè
- Display: schermo; visore
- Download: scaricare
- Eco-friendly: ecologico
- Evergreen: classico; intramontabile
- Feeling: sensibilità; sentimento; coinvolgimento
- Flop: fiasco; insuccesso, fallimento
- Ginger: zenzero
- Gossip: pettegolezzo
- Hotel: albergo
- Light: leggero
- Live: dal vivo
- Low cost: economico
- Make up: trucco
- Marketplace: mercato
- Mixer: frullatore
E siamo solo alla “Emme”, restiamo aperti a tutti i suggerimenti necessari per arrivare fino all’ultima lettera.